Il grano ucraino è proprietà americana

Tonino D’Orazio, 9 agosto 2022.

Da quando in Ucraina la legge sulla vendita di terreni agricoli è entrata in vigore, esattamente un anno fa, tre grandi multinazionali statunitensi hanno acquisito quasi un terzo dei terreni agricoli ucraini. Secondo la “Australian national review” gli americani sarebbero ora proprietari di 17 milioni dei 62 milioni di ettari dell’Ucraina (area totale del Paese); Il 28% dell’Ucraina sarebbe quindi americano! Gli acquirenti, i proprietari sono note aziende americane poiché sono Cargill, Dupont e Monsanto. Quello che è meno noto, invece, è che dietro a questi famosi marchi di storefront si nascondono i fondi di investimento – strutture finanziarie alquanto oscure, caratteristiche della speculazione “new age” -. Queste società abbastanza oscure ma immensamente potenti hanno un capitale da capogiro di trilioni (cioè trilioni) di dollari. Tra coloro che operano in Ucraina ci sono in particolare i soliti Vanguard, Blackstone e Blackrock i cui capitali sono rispettivamente di dieci, sei e 0,9 trilioni di dollari.

Per dare la misura dello stato delle cose, la rivista australiana cita l’esempio dell’Italia dove i seminativi rappresentano 16,7 milioni di ettari. Pertanto, il potere delle marionette di Kiev ha portato tre società statunitensi a possedere ora più terreni agricoli in Ucraina rispetto all’Italia, membro del G7. Quindi, quando parliamo di grano ucraino e delle sue esportazioni, sorge la domanda di cosa stiamo parlando esattamente? Non stupisce nessuno che, dopo la tanto declamata fame di cereali della povera affamata Africa, le prime navi cariche sono partite dagli ultimi porti ucraini con scalo da mediazione in Turchia. Si tratta delle navi Navistar, Rojen e Polarnet. La Navistar e la Rojen sono partire dal porto di Odessa, mentre la Polarnet dal vicino porto di Chornomorsk. Quest’ultima è carica di mais ed è diretta in (e per) la Turchia. Mentre le altre due sono dirette rispettivamente in Irlanda e nel Regno Unito. (sic). Anglosassoni first o nuova speculazione?

Come e perché l’Ucraina è arrivata a questo?

Quando il paese faceva parte dell’Unione Sovietica, la terra apparteneva allo stato attraverso i kolchoz. Dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, i contadini, impiegati dei kolchoz, ricevettero in affitto le terre demaniali che avevano coltivato fino ad allora. Successivamente, lo stato di queste terre si è trasformato per divenire, dopo lunghe procedure amministrative, di piena proprietà di chi le coltivava in passato, le ex masserie collettive. Però non si potevano vendere, almeno fino al 2021. Molti ex residenti di kolkhoz, divenuti proprietari terrieri in seguito alla scomparsa dell’Unione Sovietica, si trovarono di fronte alla scelta di continuare a lavorare la terra, come prima, o, cosa nuova per loro, affittarla al prezzo di 150 dollari per ettaro all’anno a degli “operatori”. Così, all’ombra della moratoria, gli “operatori” sono diventati autentici latifondi e, peggio, imprese agricole monopolistiche. In questo modo, se il terreno continuava ad appartenere, almeno formalmente, agli ex kolchoz, in pratica era nelle mani di “operatori” privati. Nel frattempo cresceva il dibattito per scoprire se, oltre all’abolizione della moratoria sulle transazioni dei terreni agricoli, fosse necessario aprire alla possibilità per i cittadini stranieri di acquistare terreni in Ucraina.

A questo proposito, è importante ricordare che allo stesso tempo i sondaggi di opinione indicavano che l’81% degli intervistati era contrario alla vendita di terreni agli stranieri e che solo il 13% sosteneva l’approccio possibilista raccomandato dal Governo. Inoltre, due terzi degli intervistati ha ritenuto che una decisione così importante dovrebbe essere oggetto di consultazione referendaria, mentre più della metà (58%) ha ritenuto che i terreni agricoli dovrebbero rimanere di proprietà dello Stato, come ad esempio in Canada e Israele (riferimenti importanti per l’opinione pubblica ucraina).

Infine, è stato il resoconto di aprile 2021 del Fondo Monetario Internazionale, il più importante creditore dell’Ucraina, ad adottare la decisione ponendo l’abolizione della moratoria come condizione sine qua non per l’attribuzione di un nuovo pacchetto di crediti all’Ucraina. E il governo ucraino a correre contro l’opinione a larghissima maggioranza della sua popolazione. Da quel momento in poi, gli “operatori” hanno avuto mano libera per trasferire la terra che avevano in gestione a “investitori stranieri”, ultima ratio del sistema economico ucraino. Una specie di legge sulla “concorrenza” di tipo draghiano per le nostre spiagge e per chi “ha i soldi”.

Così, dopo l’istituzione di una trentina di laboratori biologici americani in tutto il suo territorio, l’Ucraina ha aggiunto, con la massiccia vendita dei suoi terreni agricoli a società transnazionali sotto la supervisione di fondi d’investimento americani, un’ulteriore dimensione al suo allineamento atlantico. Se i laboratori biologici non hanno ancora svelato tutti i loro segreti, invece per quanto riguarda i terreni agricoli, le cose sembrano più facili da chiarire rispondendo alla domanda: il grano esportato dall’Ucraina è americano?

Scommettiamo che gli ispettori che esamineranno la nave liberiana che trasporta il primo carico di grano ucraino al largo del porto di Istanbul avranno l’opportunità di rispondere alla domanda. Avendo in mano la documentazione normativa e la bolla di accompagnamento, conosceranno ipso facto il proprietario dei cereali ucraini. Ma non posso vincere la scommessa perché non lo sapremo mai …

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